Il Concilio Vaticano II, com’è noto, ha introdotto nella Chiesa cattolica la prassi del dialogo interreligioso come un’esigenza intrinseca ed un’espressione della missione evangelizzatrice della Chiesa. Nei documenti conciliari si riconosce la presenza di elementi «di verità e di grazia»(1) nelle diverse tradizioni religiose e, con questa motivazione, si afferma solennemente che «la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni» e «considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini» (2). In brevi pennellate, il buddhismo è descritto, nella dichiarazione sulla relazione della Chiesa con le religioni non cristiane, come una religione nella quale «secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l’aiuto venuto dall’alto» (3).
Marcello Zago (4), grande conoscitore del buddhismo e promotore infaticabile del dialogo interreligioso, sostiene che «il buddhismo come forma canonica e come esperienza sociale, non può essere privo di significato teologico, cioè non può essere fuori del piano della Provvidenza divina» (5). Spinti da questa stessa intuizione, non sono rari, nell’ambito della Chiesa cattolica in Asia e altrove, coloro che si sono interessati a questa antichissima tradizione religiosa e hanno rilevato la profondità della sua spiritualità e la ricchezza del suo pensiero. Secondo la fede cristiana, infatti, Dio in Cristo chiama tutti gli uomini alla piena comunione con Lui e fra loro. È proprio per questo motivo che Egli non manca «di rendersi presente in tanti modi non solo ai singoli individui ma anche ai popoli mediante le loro ricchezze spirituali, di cui le religioni sono precipua ed essenziale espressione, pur contenendo lacune, insufficienze ed errori» (6).
Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso dal settembre 2007, afferma che «il dialogo interreligioso è come un pellegrinaggio ed una rimessa in questione. Un pellegrinaggio nel senso che siamo invitati ad uscire da noi stessi per andare incontro all’altro, fare un pezzo di strada con lui per conoscerlo meglio ed in seguito è un rischio, poiché quando chiedo all’altro: “Chi è il tuo Dio, come vivi tu la tua fede?”, mi espongo al fatto che la persona che ho davanti a me mi ponga la stessa domanda. E quindi sono anche costretto a rispondere» (7). Un dialogo quindi che arricchisce ed impegna e che esige lo sforzo di cercare di comprendere l’altro, senza pregiudizi, con spirito umile e aperto. Un dialogo basato su un rapporto reciproco di fiducia, che presuppone la conoscenza dell’altro e delle sue categorie di pensiero. In occasione della prima visita in Vaticano di un re saudita, lo stesso cardinale Tauran commenta: «La cosa importante è conoscersi, conoscersi, conoscersi. Ognuno di noi ha sempre qualcosa da imparare dall’altro» (8).
È con questo spirito che nel presente studio mi sono messo in ascolto di un buddhista giapponese, Nikkyo Niwano (1906-1999), protagonista di spicco del dialogo interreligioso a livello internazionale negli ultimi decenni del XX secolo. Nikkyo Niwano ha dato inizio ad una nuova associazione buddhista laica, la Rissho Kosei-kai. Egli ha lavorato infaticabilmente per la collaborazione e la comprensione fra le religioni attraverso questa sua associazione e la World Conference of Religions for Peace (WCRP), struttura interreligiosa che lui ha contribuito a far nascere. I suoi contatti con il mondo cristiano, e cattolico in particolare, sin dai primi anni Sessanta, lo accreditano indubbiamente per un lavoro come questo che si propone di riflettere teologicamente sulle categorie di pensiero e di fede che stanno alla base della comprensione buddhista del pluralismo religioso e del dialogo interreligioso stesso.
Scrive Nikkyo Niwano: «Nella sua essenza la religione non rifiuta gli altri, ma al contrario ci permette di pensare agli altri con la stessa considerazione che abbiamo per noi stessi (…). Le persone impegnate religiosamente dovrebbero studiare le dottrine e le pratiche gli uni degli altri, discutere problematiche di interesse reciproco relative alla fede e, su questa base, lavorare insieme per la pace nel mondo» (9). Il presente lavoro di ricerca sul pensiero e l’operato di Niwano vuole diventare un modesto contributo accademico in questa direzione.
Sono cosciente che ogni scelta porta con sé l’esclusione di qualcosa o di molto, ed in più, trattandosi di buddhismo, non ho la pretesa di essere esaustivo, vista la complessità delle scuole e delle dottrine che questa religione comprende. Tuttavia, spero, partendo dall’ottica di fede di Nikkyo Niwano, di riuscire in qualche modo ad individuare alcuni dei cardini fondamentali della visione buddhista dell’uomo e del mondo nel modo in cui hanno preso forma nella tradizione Mahayana, quella che ha messo radici in Giappone dal VI secolo d.C.
Certamente, Nikkyo Niwano si inserisce in un contesto buddhista specifico (quello giapponese) ed in una tradizione concreta all’interno di esso (quella della scuola Nichiren che considera il Sutra del Loto la scrittura sacra che meglio raccoglie ed esprime gli insegnamenti del Buddha Sakyamuni). In questo senso la mia analisi, pur cercando di cogliere il punto di vista buddhista in generale al di là della peculiarità della figura di Niwano, non si prefigge di inglobare la varietà di approcci e di interpretazioni che troviamo all’interno del mondo buddhista, ma di penetrare a fondo nella visione religiosa che il nostro Autore rappresenta. Infatti, se parlassimo ad esempio di ciò che il Buddha stesso raffigura nell’esperienza religiosa buddhista, i risultati sarebbero alquanto diversi se il nostro punto di riferimento fosse un autore della tradizione Theravada del sudest asiatico. Tuttavia, l’approccio di Niwano, pur essendo uno fra i molti possibili, penso che nei suoi punti principali possa considerarsi significativo e rappresentativo del variegato universo buddhista.
Siccome non pretendo in nessun modo di presentare in maniera sistematica i principi del buddhismo, né di stabilire confronti o parallelismi tra ciò che le sue diverse correnti e tradizioni insegnano, spiego alcuni aspetti della dottrina e prassi buddhiste soltanto nella misura in cui questo è necessario per rendere comprensibile il discorso a chi non ha una conoscenza approfondita di questa religione. Nel presente studio, quindi, dopo una breve contestualizzazione storica e fenomenologica del fatto religioso in Giappone, nella quale mi soffermo in modo specifico sulle diverse scuole buddhiste affermatesi sul territorio e sui nuovi movimenti religiosi emersi nei tempi moderni, introduco nella prima sezione la figura del bodhisattva secondo la tradizione Mahayana e presento, a grandi tratti, una delle sue scritture sacre più rappresentative, il Sutra del Loto, punto di riferimento centrale e quasi unico degli insegnamenti di Nikkyo Niwano. Il bodhisattva, cioè quell'”essere illuminato” pieno di compassione verso l’intero genere umano, è il modello su cui il fedele buddhista del “Grande Veicolo” si rispecchia ed è anche per Niwano il paradigma spirituale del suo impegno religioso. Stabiliti i confini dell’orizzonte ermeneutico entro cui Nikkyo Niwano sviluppa la sua esperienza come buddhista, passo a descrivere il suo operato e il suo pensiero.
Percorrendo la biografia di Niwano, risaltano due aspetti fondamentali del suo campo d’azione. Da una parte, l’impegno nel diffondere il messaggio buddhista in Giappone con il consolidamento della sua associazione; dall’altra, il suo lavoro per la pace nel mondo con la promozione della collaborazione interreligiosa a diversi livelli. Per il suo interesse specifico, riporto nei particolari i suoi contatti con la Santa Sede.
Per quanto riguarda il pensiero, espongo in un primo momento l’interpretazione che lui dà dei diversi capitoli del Sutra del Loto. Successivamente analizzo più in dettaglio alcuni dei punti salienti della sua visione di fede buddhista, così come si stagliano dalle sue opere, formate principalmente da raccolte di articoli, discorsi e interventi pronunciati o scritti in svariate occasioni. L’idea centrale che permea l’intera sua visione della realtà è l’universalità della natura buddhica, che darebbe valore ad ogni esistenza perché la ricollegherebbe al Buddha Eterno Originario.
In un successivo momento, alla luce di un carisma ecclesiale specifico per il dialogo sia ecumenico che interreligioso, quello del Movimento dei Focolari, riferisco dell’esperienza di profonda intesa spirituale stabilitasi tra Nikkyo Niwano e Chiara Lubich così come emerge dal racconto dei loro incontri e della loro corrispondenza. Da questo rapporto tra i due fondatori, si è consolidata negli anni una salda collaborazione tra le loro rispettive associazioni che è stata valutata molto positivamente sia in ambito ecclesiale che da esponenti di altre religioni.
Infine, nell’ultima sezione, riprendo alcuni degli argomenti trattati per ripensarli nell’ottica cristiana. Prendendo spunto da quanto esposto precedentemente, rifletto anzitutto sul rapporto tra le diverse religioni e approfondisco il senso della comune missione di accompagnare gli uomini nel loro pellegrinaggio verso l’accoglienza sempre più piena della Verità e nell’impegno condiviso per una maggior giustizia e pace sul nostro pianeta. Successivamente e distintamente, tratto sulle diverse maniere di affrontare, in ambito buddhista e cristiano, il rapporto dell’uomo con la Realtà Ultima e il rapporto interpersonale tra uomo e uomo. Ho cercato di evitare assolutamente ogni sorta di sincretismo o irenismo, ma allo stesso tempo mi sono sforzato di cogliere da cristiano l’esperienza religiosa buddhista dall’interno, giacché, come segnala Jacques Dupuis, «se il dialogo presuppone l’integrità della propria fede personale, richiede anche l’apertura alla fede dell’altro nella sua diversità» (10). Facendo così, ho constatato ancora una volta che per il cristiano, dall’apertura radicale alla fede altrui, non può venir fuori che un’ulteriore luce e una maggior penetrazione dell’infinito mistero di Dio e della verità sull’uomo, a condizione che sia spinto dall’amore e rimanga ancorato saldamente al mistero pasquale del Cristo crocefisso e risorto.
NOTE
1 Cf. Decreto Ad Gentes (1965), n. 9.
2 Dichiarazione Nostra Aetate (1965), n. 2.
3 Ibid.
4 Marcello Zago (1932-2001), dopo diversi anni nel sud-est asiatico, è diventato segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (1983-1986), superiore generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (1986-1998) e arcivescovo segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (1998-2001).
5 M. ZAGO, Buddhismo e Cristianesimo in dialogo, Città Nuova, Roma 1985, 151.
6 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Redemptoris Missio (1990), n. 55.
7 Intervista su ZENIT 11 febbraio 2008 in http://www.zenit.org/article-13465?l=italian
8 Cf. G. FIORENTINO, “La necessità di un confronto sincero in un mondo dai confini sempre più aperti”, in L’Osservatore Romano, ed. italiana 5-6 novembre 2007, 1.
9 N. NIWANO, “Why Interreligious Cooperation is Essential”, in Dharma World vol. 33, July/Sept. 2006, 33.
10 J. DUPUIS, Il cristianesimo e le religioni. Dallo scontro all’incontro, Queriniana, Brescia 2001, 425.
Nuova Umanità 2009/6: In dialogo con Nichiko Niwano e Michio T. Shinozaki
Presentazione del libro nella Pontificia Università Urbaniana l’11 dicembre 2009:
Intervento di S. E. Paul card. Poupard
Intervento del dott. Munehiro Niwano
Intervento dell’Autore
INCONTRARSI NELL’AMORE
una lettura cristiana di Nikkyô Niwano
Città Nuova Editrice
pagg. 428 – ed. 2009 – € 28,00