Ho conosciuto Cinto Busquet a Castel Gandolfo, in provincia di Roma, ad un convegno di spiritualità tenutosi a fine novembre 2003.
Mi colpì subito, profondamente, la personale interpretazione che aveva del suo ruolo sacerdotale, assolutamente non convenzionale: mi impressionò soprattutto la totale dedizione ed ubbidienza filiale, quasi “orientale”, al servizio di Dio, la speciale purezza d’animo che ne percepivo.
Diventammo amici e quando seppe che amavo la poesia, tornando da un viaggio-soggiorno negli Stati Uniti, me ne inviò alcune che aveva scritto proprio durante quell’ultimo soggiorno. Erano in catalano, sua lingua madre, ma anche in versione italiana curata da lui stesso poiché Cinto Busquet da almeno vent’anni parla e scrive correntemente l’italiano, come d’altro canto il giapponese, avendo risieduto per più di tre lustri nel paese del Sol Levante.
Mi sono proposto di rivedere quelle poesie insieme a lui ed è iniziata così la nostra collaborazione letteraria nella quale ho cercato di offrirgli la possibilità di esprimere al meglio che potessimo il suo cuore e la sua anima nella nostra lingua.
“Esprimere al meglio”. Cosa?
Il senso della vita. Di Dio. Della bellezza.
Da ragazzo, mi misi in testa, per ambizione e vanità, di fare lo scrittore; ma, troppo concentrato su me stesso com’ero, non ne uscì nulla perché niente di importante avevo da dire. Perchè ero senza amore. Senza bellezza. Ero senza Dio, dal quale lungamente mi sono tenuto a distanza e per il quale per più di trent’anni non ho avuto tempo: “Ho troppe cose più importanti da fare”, dicevo. Ma, per fortuna mia e per inaspettata grazia, sei anni or sono s’è verificato nella mia vita -fino ad allora sostanzialmente vuota e priva di senso proprio- un vero e profondo sconvolgimento al termine del quale ho incontrato Dio.
Il rapporto letterario con Cinto è basato sul tentativo d’incontro in un punto preciso, anzi direi più esattamente in una persona concreta: Gesù presente tra noi se ci disponiamo in donazione reciproca, l’amore disinteressato che si dona. Nell’intenzione di perdere i propri gusti e le proprie idee, le proprie modalità espressive, per dar vita e voce all’Altro da far nascere ogni volta tra noi. E molte cose ho appreso e di tanto si è dilatato l’orizzonte della mia anima.
I Sentieri del Cuore di Cinto Busquet sono ora diventati anche i miei, i nostri. E se leggendo queste pagine mi lascio portare da essi, la Dolcezza invade il mio cuore, perché esprimono come l’occhio di Dio “vede” le Sue creature; sono piccoli e delicatissimi brani d’amore che dolcemente carezzano il cuore e l’anima del lettore, di me lettore; infilate come piccole perle di un’unica collana, sull’unico filo conduttore: la dolcezza del cuore, lo sguardo pieno d’amore e di misericordia di Dio sulle proprie opere e sulle proprie creature, che cercano come possono di rispondere al loro Creatore per questo Suo immenso dono d’Amore.
Spero che queste pagine, così come ora sono state proposte, siano riuscite a trasmettere al lettore anche questo valore prezioso ed autentico che esse contengono: la ricerca dell’amore scambievole in ambito creativo-espressivo.
Umbro Meloni
Termoli, marzo 2007
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